di Emilio Vittozzi
La “maledetta” pandemia dovuta al nefasto Covid 19 non può farci dimenticare ciò che è stato…
Il 27 gennaio è la “Giornata della Memoria”; il giorno in cui, cioè, si ricordano tutti coloro che furono sterminati nei campi di concentramento nazisti (cattolici, comunisti, socialisti, nomadi, disabili, omosessuali).
Io ricordo Elisa Springer, deportata nel campo di Auschwitz nel 1944 da parte delle belve naziste…
Figlia unica di una famiglia ebrea (di origini ungheresi), nacque a Vienna il 12 gennaio 1918, rimase prigioniera fino al maggio del 1945, riuscendo a sopravvivere alle terribili condizioni di vita del campo.
Della sua storia ne fece libri-testimonianza: “Il silenzio dei vivi” (1997) e “L’eco del silenzio” (2003), entrambi “Marsilio Editori”. I due libri hanno dediche esplicative, che fanno riflettere il lettore: “Alla memoria dei miei genitori, dei miei cari e a tutti i martiri dei lager. Al mio adorato figlio Silvio e a Claudia” / “La misura dell’amore è amore senza misura – Sant’Agostino”. Libri che parlano di Auschwitz, Bergen-Belsen, Buchenwald, Mauthausen, Majdanek, Trebljnka e di tutti i lager nazisti. Nella foto scattata da Giancarlo Panico si intravede il tatuaggio-marchio degli ebrei prigionieri dei campi: A – 24020. Morta a Matera il 20 settembre 2004, per me rimane il simbolo della follia nazista, dell’abbrutimento dell’uomo sull’uomo, della schiavitù. Dalla sua bocca (l’ho intervista dinnanzi ad un foltissimo ed attento pubblico a Portici) uscivano parole dense di amarezza, di dolore per quanto vissuto sulla propria pelle, con il grande rammarico di essere sopravissuta a differenza di tantissimi altri, a cominciare dalla vicina di baracca Anna Frank… Un pò come avviene quando si ascolta Liliana Segre: nonostante ciò che ha passato sulla sua pelle, le sue parole sono di Amore e condivisione. Chi vuole può conoscere un po’ di più Elisa Springer acquistando i sopraccitati libri o, perché no?, ricordarla ascoltando “Auschwitz” nella versione di Francesco Guccini, dei “Nomadi”, della “Equipe 84”, dei “Modena City Ramblers”, dei “Tazenda” o di Ligabue. Io, intanto, resto testimone della sua storia affinchè non se ne perda il “ricordo” nella moltitudine di tutte le vittime più “famose” che il 27 gennaio vengono ricordate!
Son morto con altri cento, son morto ch’ ero bambino, passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento…. Ad Auschwitz c’era la neve, il fumo saliva lento nel freddo giorno d’ inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento… Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio: è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento… Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento… Ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento… Io chiedo quando sarà che l’ uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà… Io chiedo quando sarà che l’ uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà…
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