I pazienti ci assalgono con sollecitazioni e improperi contro la sanità: come andare avanti?

di  Floriana Mastandrea

 

Pasquale Cerrato, medico di famiglia di 1.583 pazienti, a Montoro, ci fa il punto della situazione.

 

Nella prima fase della pandemia, Montoro poteva considerarsi un’isola felice, oggi è un focolaio…

Montoro, così come il Sud in generale, salvo focolai ristretti, nonostante gli arrivi dal Nord, nella prima fase è stata graziata dal Covid-19, con un numero limitato di decessi: non ci sembrava vero! Nell’attuale seconda fase, invece, sembra che il virus abbia trovato un microclima ideale in questa sorta di cratere vulcanico, che è la piana di Montoro: impossibile trovare una spiegazione logica, scientifica o sociale. La conformazione orografica viene a cadere, quando la mente ci riporta ad Ariano Irpino, cittadina che sovrasta una collina, quindi con caratteristiche opposte e col disastro che si è trovata a vivere nella prima ondata. Con la fine del lockdown, in estate a Montoro non c’è stata una migrazione dei giovani verso località ad alto rischio, eppure già a settembre si cominciavano a notare sindromi parainfluenzali. In ottobre, l’aumento dei sintomi, mi ha suggerito di chiedere dei test rapidi o dei tamponi sierologici, che hanno mostrato un aumento dei casi positivi in progressione geometrica.

Quali criticità deve affrontare il medico di famiglia?

Io, i miei colleghi e le strutture sanitarie, ci siamo ritrovati in un vortice ogni giorno più pesante. Il timore di contrarre il virus ha generato allarme nella popolazione: sempre più persone chiedevano di fare il tampone e aumentavano i positivi, seppur paucisintomatici. Quindi partivano le segnalazioni tramite e-mail al SEP, per i controlli a domicilio della USCA, poiché i positivi e i familiari, venivano posti in quarantena obbligatoria su ordinanza del Sindaco. Con scarsità di personale e di mezzi, il SEP si è ritrovato intasato di richieste, così sono stati creati ulteriori siti per richiedere i tamponi, poi è arrivato il carrozzone E-Covid Sinfonia, che si è tradotto in un aumento del carico di lavoro per noi, che non facciamo più i medici per la salute, bensì i burocrati per la Asl. Per i casi urgenti, si è aggiunto un nuovo sito di comunicazione: “Covidsintomatici@aslavellino.it”. Il mio studio sembra un call center, squillano: il telefono fisso, il mio cellulare, quello della collaboratrice, bussano alla porta per comunicazioni urgenti, perché i telefoni sono occupati e intanto il paziente che mi sta di fronte da oltre 10 minuti, mostra segni di insofferenza. Rischiamo di fare la fine di Alberto Sordi, ne Il Medico della mutua: un bell’infarto e chi vivrà vedrà! La Asl non riesce a fare i tamponi in tempi brevi e i pazienti ci assalgono con richieste di sollecitazioni e improperi contro la sanità e gli arresti domiciliari a cui sono sottoposti: non so più come andare avanti…

Quando le persone vi chiamano in attesa del tampone, come vi regolate?

Le persone sono sempre più arrabbiate per la convocazione che non arriva e ormai, il mio lavoro è dedicato per l’80% alle telefonate, a trascrivere i messaggi da WhatsApp o leggere referti e analisi del sangue, per poi rispondere e dedicare solo qualche minuto a quella ventina di persone, che comunque affluiscono allo studio. Come cura i suoi pazienti Covid?

Non c’è un protocollo fisso, sono io a decidere come intervenire. Per chi non ha sintomi non do farmaci, ma solo contatti telefonici sull’evoluzione, se c’è febbre e/o dolori muscolari o cefalea, do antinfiammatori e paracetamolo. In presenza di dispnea, broncodilatatori, a chi ha sintomi più gravi, antibiotico in aggiunta e, talora, ossigenoterapia.

Il virus è cambiato rispetto alla prima ondata?

Sono cambiate le conoscenze degli esperti e studiosi di infettivologia. Oggi si riescono a fare molti più tamponi e ci sono state delle variazioni del coronavirus (pare 7 finora) che ne hanno ridotto la virulenza, ma non la infettività: la mortalità resta alta, mentre ci avviciniamo all’immissione dei vaccini.
La globalizzazione, un bene o un male?
È il peggiore dei mali per l’umanità: a fronte di un apparente benessere, ha creato un impoverimento morale, sociale, economico (eccetto per le multinazionali e i grandi industriali). Ha quasi cancellato l’individualità dell’essere umano, generando egoismo, prevaricazione, bramosia, arrivismo sfrenato.
Questa pandemia ci insegna qualcosa o quando sarà finita, sarà stato tutto inutile?
Sta cambiando molto nel nostro comportamento, non fosse altro che per la paura di morire, ma prima o poi si ritornerà alle vecchie abitudini. Se sparirà il coronavirus, sparirà anche il lockdown, riprenderà la pur bella, socializzazione di una volta.
Vaccino: a che punto siamo, funzionerà?
Varie industrie farmaceutiche e universitarie, sono sulla buona strada per approntare numerosi vaccini. Come per i vaccini precedenti, quasi sicuramente funzionerà, ma spero che arrivi prima dell’immunità di gregge e della morte naturale, prevista in due anni, del Covid-19. E siccome sembra che abbia iniziato a diffondersi già a luglio 2019, al prossimo luglio non manca poi molto. Intanto, buon Natale a tutti e… prudenza!

 

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