La paura mette in moto l’irrazionalità

di Giuseppina Buscaino Nebbia

Nonostante nel corso dei secoli sia cambiato tutto nel mondo, il Coronavirus ha attivato nelle persone meccanismi psicologici spesso molto simili a quelli presenti nel Medioevo durante l’epidemia di peste. La paura mette in moto l’irrazionalità. C’è la caccia all’untore. I complottisti pensano che ci sia qualcuno che deliberatamente abbia diffuso il virus per scopi oscuri. Il Manzoni nei “Promessi sposi” ci narra che nel XVI secolo, a Ginevra nel corso di una epidemia locale di peste, furono accusati gli addetti alle pulizie che avrebbero infettato battiporta e maniglie proprio a questo scopo.
A volte poi la paura e il panico generano veri e propri mostri: nella storia, le pestilenze spesso sfociavano in persecuzioni sui settori già più fragili e ostracizzati della società, ad esempio le comunità ebraiche. Abbiamo visto che la storia si ripete. In questo periodo c’è stato il razzismo contro i cinesi e anche contro gli italiani perchè circolava l’idea che fosse appunto l’Italia ad essere “l’untrice” del resto dell’Europa. Adesso l’untore è il personale sanitario che cura i malati di covid 19. Anche persone che escono vengono demonizzate. Ho sentito di una farmacista che tornava dal lavoro che ha ricevuto un secchio d’acqua in testa. Insomma l’irrazionaltà imperversa. Nel mirino c’è anche la medicina naturale e i suoi operatori quasi come se fosse colpevole per il virus. Mentre l’OMS riconosce l’efficacia di questa medicina e la definisce “medicina complementare”, ormai i media l’hanno demonizzata e dichiarata “inutile e dannosa”. Badate bene non c’è nessuno che vuole curare il covid 19 con la medicina naturale, ma tuttavia essa potrebbe essere utile nella prevenzione o in associazione ai farmaci per correggere il terreno.
l’Oms ha dato da tempo segnali di apertura nei confronti delle medicine tradizionali e non convenzionali. Ad essere fanalino di coda in questo è però senza dubbio l’Italia, dove le autorità governative, la comunità accademica e le grandi schiere di medici della medicina moderna mantengono, nella maggioranza dei casi, un atteggiamento ostile, arroccato, rigido e di criminalizzazione nei confronti degli approcci terapeutici non convenzionali. È evidente come anche per il nostro paese sia giunta l’ora di abbandonare certe posizioni ormai non più giustificate. Secondo l’OMS occorre integrare le medicine non convenzionali nei sistemi sanitari nazionali, laddove possibile, sviluppando e implementando le politiche e i programmi nazionali in questa direzione; un’altra raccomandazione è quella di promuovere la sicurezza, l’efficacia e la qualità delle medicine non convenzionali ampliandone le conoscenze di base, fornendo linee guida sulla regolamentazione e assicurando standard di qualità, in questo modo sparirebbero i santoni che curano il cancro con il bicarbonato ( probabilmente ci sono solo in Italia dove c’è un vuoto legislativo e impreparazione). L’OMS raccomanda anche agli Stati di aumentare la disponibilità e l’accesso a tali medicine, soprattutto per le fasce di popolazione meno abbienti e ne sollecita un uso razionale. In Europa oltre cento milioni di persone utilizzano correntemente le antiche medicine tradizionali o non convenzionali; altri milioni di persone vengono curate con questi approcci diagnostici e terapeutici in Africa, Asia, Australia e Nord America.
Fra queste medicine, la più demonizzata è l’Omeopatia e i suoi detrattori come se avessero scoperto la carta vetrata, dicono sconvolti che non c’è il principio attivo! E quindi non funziona e credono che chi fabbrica questi rimedi sia un ladro che prende in giro le persone. Un Riccardo Iacona somigliante agli inquisitori Sprengen e Insistor ( citati ne “Il martello delle streghe) demonizza in una trasmissione senza contradittorio chiunque parli della “ memoria dell’acqua” che è proprio quella che agisce passando le informazioni al nostro corpo secondo le teorie omeopatiche. Iacona dice che ha un effetto placebo. Gli ho scritto e gli ho raccontato che la veterinaria omeopatica cura la mia colonia di gatti con l’omeopatia con molto successo. Gli ho chiesto se gli animali avessero anche loro l’effetto placebo, ma non mi ha risposto.
I rimedi omeopatici sono generalmente composti da acqua e zucchero, vengono preparati miscelando più volte il principio attivo in acqua a diluizioni successive talmente spinte da perdere ogni presenza di molecole del principio attivo, infatti, dal punto di vista chimico, alla fine del processo non rimane nessuna molecola della sostanza precedentemente in contatto con l’acqua. Nel 1988 Jacques Benveniste per spiegare il funzionamento dell’omeopatia ipotizzò che l’acqua conservasse un ricordo delle sostanze che venivano in contatto con essa. I suoi studi sono stati rigettati. Ma Vittorio Elia già Professore Associato del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Ateneo federiciano di Napoli e docente di Elettrochimica nei corsi di laurea in Chimica e Chimica Industriale, (il professor Elia è co-autore di oltre 180 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali nel campo della termodinamica di soluzioni acquose di molecole modello d’interesse biologico. Negli ultimi venti anni ha intrapreso lo studio termodinamico e spettroscopico di soluzioni acquose estremamente diluite e perturbate con varie metodiche di tipo fisico) ha fatto degli studi in proposito e dice: Ci siamo chiesti se fosse vero che dal punto di vista chimico-fisico l’acqua sottoposta alla singolare procedura che caratterizza la preparazione dei rimedi omeopatici sia una nuova acqua realmente diversa da quella di partenza. La risposta è positiva, peraltro fortemente supportata da una varietà di risultati sperimentali». «Le metodologie di cui ci siamo avvalsi» spiega ancora Elia «sono tecniche fisico-chimiche ben consolidate: calorimetria a flusso, conduttometria, pHmetria, potenziale agli elettrodi di celle galvaniche. Gli innovativi risultati da noi raggiunti indicano, senza ombra di dubbio, la presenza di un’estesa ed ordinata dinamica che coinvolge l’insieme delle molecole di acqua allo stato liquido. Insomma, almeno nel contesto della procedura adottata in medicina omeopatica, l’acqua mostra effettivamente una memoria, anche se occorre andare cauti con l’uso che si fa di questo termine, in quanto ovviamente l’acqua non ha cervello»….
Il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier ha affermato di avere le prove sperimentali che conferirebbero basi scientifiche all’omeopatia. Ed è per questo motivo che Montagnier non è ben visto in Italia dove c’è una chiusura per queste medicine.
L’esistenza della memoria dell’acqua è inoltre supportata dalla fisica quantistica. Il fisico italiano Emilio Del Giudice sostiene che l’acqua corrente può trasmettere segnali all’esterno e anche riceverne. Quella melodia elettromagnetica che caratterizza l’acqua della vita, è in perenne conversazione con l’esterno: se quindi in quell’acqua mettiamo, per esempio, il DNA di un organismo vivente, quel segnale viene registrato sotto forma elettromagnetica. Ovvero, l’acqua conserva memoria di ciò con cui è venuta a contatto. Cosa ancor più stupefacente: il segnale che memorizza il contatto tra l’acqua e il DNA è biologicamente attivo, ovvero può essere usato per trasferire informazioni, potenzialmente terapeutiche, ad altri esseri viventi.
Non si tratta, però, solo di una teoria, poiché l’idea è stata confermata da uno straordinario esperimento scientifico, uno dei più importanti degli ultimi dieci anni. L’esperimento firmato da Del Giudice, Montagnier e dal Memory Water Team, è stato già accolto tra le pagine di un libro fondamentale per gli studi sulla memoria, il “Routledge International Handbook of Memory Studies”, un libro che raccoglie i risultati più importanti degli ultimi anni, dettando le future direzioni della ricerca di settore.
La memoria quantistica dell’acqua può spiegare, ad esempio, perché, contrariamente a ciò che dicono gli scettici, i rimedi omeopatici o i fiori di Bach funzionano veramente. L’acqua dei rimedi è giunta in contatto con alcune sostanze, conservandone la memoria: anche se non contengono la sostanza in quantità attive secondo la farmacologia classica, una volta somministrati al paziente, quei rimedi sono in grado di informare le cellule, rilasciando segnali elettromagnetici e svolgendo così la loro azione curativa.
I tempi del Coronavirus sono tempi eccezionali che ci mettono profondamente in crisi perché possiamo tutti essere contagiati e contagiare. C’è il rischio di ammalarci e di morire, che la paura diventi panico e ci faccia “impazzire”, di non capire cosa ci stia accadendo e perdendo il senso della vita. Sarebbe meglio quindi affrontare questa tragedia con razionalità e rispetto per gli altri che sono diversi da noi che non sono untori, come medici e farmacisti che hanno studiato per tanti anni questa disciplina. E rispetto anche i pazienti omeopati. Tutti questi non hanno niente a che vedere con la stregoneria. Non torniamo al medioevo!!!

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