28 anni dalla morte di Ernesto Balducci 

25 aprile 1992 – 2020:
28 anni dalla morte di Ernesto Balducci

Il 25 aprile del 1992, per le conseguenze di un incidente stradale, moriva padre Ernesto Balducci. Aveva 70 anni.
Solitamente in questa data lo ricordiamo con una Messa nella “sua” Badia Fiesolana che purtroppo, per il particolare periodo che stiamo vivendo, non possiamo realizzare.
Lo ricorderemo domani durante la messa domenicale celebrata da padre Sergio Sereni dalla cappella delle Scuole Pie di Firenze che trasmetteremo in diretta alle 11 sulla pagina Facebook della Fondazione Ernesto Balducci grazie alla preziosa collaborazione della Comunità della Badia Fiesolana.

Oggi lo ricordiamo virtualmente, sempre attraverso i nostri social, con un video (clicca qui per vederlo) con una carrellata di foto che lo riguardano, dalla gioventù sul’Amiata e il dolore per la perdita dei compagni nella strage di Niccioleta, alla sua vita ecclesiale, dalla partecipazione a convegni e incontri, fino al lavoro che la Fondazione Ernesto Balducci (che quest’anno celebra 25 anni di attività) porta avanti quale sua eredità intellettuale. In suo nome in questi anni si sono riuniti i grandi nomi del pensiero, della politica, delle religioni in incontri, pubblicazioni, eventi. Di sottofondo
Di sottofondo un brano significativo: “Dio non c’è”, cantato da Marco Masini e scritto da Beppe Dati, uno dei massimi autori della musica italiana, all’indomani della morte di Ernesto Balducci.

Emozionante anche il ricordo (clicca qui per vederlo) che ci è stato donato dalla voce dell’attore e amico Massimo Tarducci e da uno scritto di Franco Quercioli.

I nostri eventi riprenderanno appena possibile, così come le nostre pubblicazioni, rinviate a causa di questa emergenza. Ma riprenderanno: lo dobbiamo a voi, che ci seguite sempre con tanto affetto, lo dobbiamo a quanti si dedicano alla Fondazione Balducci e alla sua importante eredità, lo dobbiamo a padre Ernesto il cui concetto di “uomo planetario” è oggi più che mai attuale, in questa pandemia che ci pone tutti – come dice Papa Francesco – “sulla stessa barca”.

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