Le aree interne: Cronaca di una morte annunciata

di Anna Maria Mollica

Per contrastare la cronaca di una morte annunciata delle zone interne da parte del governo Meloni, bisogna porle al centro dell’agenda politica nazionale e regionale. Il tema delle diseguaglianze economiche, sociali ed ambientali trova infatti il suo culmine nelle zone interne della Campania. Nel Sannio sopravvivono zone interne come il Fortore e l’alto o Tammaro, in cui la lontananza da ospedali, stazioni ferroviarie, scuole ed altri servizi territoriali comporta un’assenza di servizi che si traduce in assenza di diritti: il diritto alla salute (art.32 Cost.), il diritto all’istruzione (art.34), il diritto alla mobilità (art.16) Lo spegnimento demografico di questi luoghi passa attraverso la progressiva negazione di diritti costituzionali,per non parlare del perdurante diritto negato dovuto all’isolamento digitale, oltre che alla carenza di infrastrutture fisiche.
La vasta estensione della nostra superficie territoriale, caratterizzata da una bassa densità demografica, è inversamente proporzionale all’elevata densità demografica e alla limitata estensione di suolo dell’area costiera.
Tutto ciò si accompagna ad una miope strategia del governo regionale, che ha permesso di trattare il nostro territorio come terra di conquista dell’eolico e del fotovoltaico, in assenza di una regolamentazione rispettosa del paesaggio e senza un reale vantaggio per le popolazioni che vivono nelle comunità interessate dagli impianti di energia rinnovabile. Un discorso a parte meritano i rifiuti: viviamo in una realtà dove per anni sono stati interrati illegalmente rifiuti tossici, che hanno provocato danni alla salute degli abitanti, oltre che alle aziende agricole ed ai loro terreni. Ci apprestiamo nella provincia sannita all’ avvio, dopo un lungo tempo di gestazione, dell’ Ato rifiuti, che ha il compito di realizzare un progressivo processo di economia circolare utile a garantire la autonomia provinciale sul tema.Nel frattempo, nei giorni scorsi si è reso responsabile di un grave disastro ambientale l’unico impianto di compostaggio privato autorizzato dalla regione Campania nel comune di Sassinoro.
Una politica regionale che miri alle potenzialità di sviluppo ed al benessere delle nostre aree interne deve partire anche da una delle loro grandi risorse, le relazioni umane, che non figurano in alcun rapporto statistico, come afferma il nostro arcivescovo, monsignor Felice Accrocca, il quale organizza da 5 anni il Forum delle aree interne, svolgendo fin qui una funzione di supplenza della politica.
Il diritto di restare, e magari quello di tornare, è perciò strettamente legato al superamento delle criticità ed alla valorizzazione delle potenzialità delle nostre aree interne. Le necessarie politiche della “restanza” non hanno molto a che fare con l’elogio del borgo antico, da salvare per la gita del fine settimana. Chi rimane deve poter contare su un tessuto di relazioni, su servizi essenziali. Una delle strategie per invertire la tendenza al declino è quella di una diversa ripartizione delle risorse, che attualmente è proporzionata al numero di abitanti.
La restanza, così come intesa dall’antropologo Teti, non è identità chiusa e neppure sovranismo: si può curare, amare, custodire un luogo e saperne prendere al tempo stesso le distanze.
Come è denunciato nel recente Manifesto per riabitare l’Italia:
“I partiti, le istituzioni pubbliche, i soggetti collettivi della rappresentanza hanno progressivamente rinunziato a leggere e promuovere il cambiamento, affidandosi piuttosto ai miti dominanti di una società non organizzabile, perché liquida, di una superiorità delle politiche avulse dai contesti, cieche ai luoghi. Hanno lasciato il campo alle convenienze dei grandi interessi, delle catene globali del valore.” Occorre cambiare visione, partendo dall’ascolto dei territori. Sinistra Italiana, in vista delle prossime elezioni regionali, sta elaborando un programma basato sulla priorità di 4 aree tematiche: sanità, trasporti, rigenerazione urbana, beni comuni.
In sanità, l’isolamento territoriale è un fattore di rischio per la salute e spesso per la vita stessa dei residenti, con l’ ospedale del capoluogo provinciale alle prese con lunghe liste di attesa, pronto soccorso superaffollato e carenza di personale medico, e con l’ospedale di Sant’Agata dei Goti dove il pronto soccorso è chiuso nelle ore notturne.
La medicina territoriale, d’altro canto, è costretta ad intervenire sul territorio provinciale su mezzi obsoleti, rischiando a volte di incorrere nei reati di omissione di soccorso o di interruzione di pubblico servizio: è recente la notizia di un intervento sanitario emergenziale sul territorio provinciale che ha dovuto registrare l’ arrivo in successione di ben 3 ambulanze, andate tutte e tre in avaria! Gli utenti non sono numeri di bilancio, sono cittadini che spesso rinunciano a curarsi o migrano fuori regione. Questo è il punto da cui partire per invertire la rotta della sanità. Sui trasporti, la mobilità è caratterizzata da un fragile sistema viario su gomma e dall’ interruzione quinquennale del collegamento ferroviario tra Benevento e Napoli via valle Caudina : occorre accertare le responsabilità in capo all’ Eav e ad Rfi, firmatarie di un accordo di programma nel 2019, il cui cronoprogramma per il completamento dell’opera è completamente saltato.
Bisogna pertanto mettere al centro dell’agenda politica regionale un piano straordinario per una mobilità sostenibile e pubblica. Sulla rigenerazione urbana, restituiamo valore alle abitazioni esistenti nelle nostre comunità interne con fiscalità di vantaggio utili a ripopolarle. I beni comuni, infine, come l’acqua pubblica, il paesaggio, il patrimonio culturale delle nostre terre devono diventare valori non negoziabili di un comune programma elettorale. Siamo disponibili a costruire una pagina nuova: sociale, ecologica, partecipata, solidale. Le zone interne della Campania meritano molto di più di ciò che hanno ricevuto in questi anni. Noi ci siamo. Per cambiare davvero, all’interno di una coalizione di centro sinistra che si confronti sui temi, più che sulle spartizioni di potere.

 

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