Perché a Bergamo e Brescia la concentrazione e l’altissima mortalità di casi di Covid-19?

di Giuseppina Buscaino

 

Uno studio, coordinato da Rajneesh Bhardwaj e Amit Agrawal dell’Istituto indiano di tecnologia di Bombay, ritiene che la sopravvivenza e la trasmissione del virus siano direttamente legate al tempo in cui le goccioline di saliva restano intatte. Quindi dove il clima è più umido, il virus sopravvive più a lungo e ha più tempo per infettare. Questo studio dice che il coronavirus sopravvive sulle superfici da 3 secondi a un massimo di 2 minuti a seconda dei materiali, cioé fino a quando non evaporano le goccioline di saliva, i famosi droplets che lo contengono. E più è alta la temperatura, più velocemente le goccioline si asciugano, riducendo il tempo di sopravvivenza del virus. Coerentemente alla tesi dell’Istituto indiano di tecnologia di Bombay, il virus ha raggiunto il picco della parabola proprio in inverno, quando fa più freddo e le goccioline non si asciugano. A verifica di quanto affermato prima, diversi ricercatori hanno esaminato il tempo di evaporazione dei droplets su più tipi di superfici in diverse città: New York, Chicago, Los Angeles, Miami, Sydney e Singapore, con temperature e livelli di umidità diversi. Dallo studio è emerso che il calore, facendo asciugare più in fretta le goccioline, fa ridurre le possibilità di sopravvivenza del virus. E quelle zone della Lombardia sono umide e, in inverno, anche fredde. Un’altra causa per una diffusione così fitta del virus può essere spiegata dalla presenza del virus nel particolato. E sappiamo che la Lombardia è molto inquinata a causa delle fabbriche e dagli allevamenti intensivi. La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ha annunciato negli scorsi giorni che il coronavirus SARS-Cov-2 è stato ritrovato sul particolato (PM). Leonardo Setti, coordinatore del gruppo di ricerca scientifica insieme a Gianluigi De Gennaro e a Miani, afferma che i campioni che sono stati analizzati dall’Università di Trieste in collaborazione con i laboratori dell’azienda ospedaliera Giuliano Isontina, hanno verificato la presenza del virus. Il dottor Setti precisa che i risultati positivi sono stati confermati su 12 diversi campioni per tutti e tre i marcatori molecolari, vale a dire il gene E, il gene N ed il gene RdRP, quest’ultimo altamente specifico per la presenza dell’RNA virale SARS-CoV-2. Inoltre, conferma di aver ragionevolmente dimostrato la presenza di RNA virale del SARS-CoV-2 sul particolato atmosferico, rilevando la presenza di geni altamente specifici, utilizzati come marcatori molecolari del virus, in due analisi genetiche parallele. Secondo il dottor De Gennaro, questa è la prima prova che l’RNA del SARS-CoV-2 può essere presente sul particolato in aria ambiente, suggerendo così che, in condizioni di stabilità atmosferica e alte concentrazioni di PM, le micro-goccioline infettate contenenti il coronavirus SARS-CoV-2 possano stabilizzarsi sulle particelle per creare dei cluster col particolato, aumentando la persistenza del virus nell’atmosfera.
C’è anche un’altra sconvolgente ipotesi. Lo scorso anno in quelle zone sono state acquistate 154.000 dosi di vaccino antinfluenzale e sono state somministrate circa 141.000 dosi di vaccino, di cui circa 129.000 a soggetti di età over 65 anni, con una copertura vaccinale pari al 56,2%. Quest’anno sono state ordinate 185.000 dosi di vaccino. E sono quasi 34mila le persone vaccinate in poche settimane contro il Meningocco C, con punte del 70% del target previsto. Nei Comuni della provincia di Bergamo interessati dal piano straordinario, hanno effettuato la vaccinazione 21.331 cittadini, di cui 1.680 studenti direttamente nelle scuole e 2.414 lavoratori nelle loro aziende. Ben 40 medici di base del territorio hanno aderito a questa operazione senza precedenti, attraverso la chiamata proattiva dei propri assistiti. Nel bresciano invece, i vaccinati attraverso gli ambulatori speciali sono stati 9.200, a cui si aggiungono 1.700 persone a cura dei Medici di base e dei pediatri di libera scelta, 1.000 studenti e 300 lavoratori in azienda, per un totale di 12.200 cittadini.
Uno studio pubblicato su PubMed, afferma che la vaccinazione antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori, un fenomeno noto come interferenza virale. L’interferenza del virus derivato dal vaccino era significativamente associata al coronavirus e al metapneumovirus umano. Un recente studio sui militari ha evidenziato che fra il personale militare che aveva ricevuto il vaccino, era aumentato del 36% il rischio di contrarre il Covid-19. Il vaccino antinfluenzale può aumentare il rischio di contrarre altri virus respiratori, un fenomeno appunto chiamato interferenza del virus (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264410X19313647?via%3Dihub). Non tutte le esposizioni al coronavirus sono uguali, come per qualsiasi altro veleno, i virus sono di solito più pericolosi in quantità maggiori. Piccole esposizioni iniziali tendono a portare a infezioni lievi o asintomatiche, mentre dosi più grandi possono essere letali. E le dosi a Bergamo e a Brescia erano letali e le vaccinazioni antinfluenzali e contro il meningococco C hanno prodotto una “interferenza virale”, che ha dato il colpo di grazia. Adesso le cose vanno meglio in tutta l’Italia, ma dobbiamo ancora proteggerci. I virus a RNA vanno incontro a mutazioni. Il SARS-CoV-2 lo ha già fatto passando dal pipistrello a un’altra specie. Quindi prima o poi dovremmo assistere ad un’attenuazione. Fino ad allora dobbiamo proteggerci senza avere paura e il dottor Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare sostiene che per sua natura anche “questo agente infettivo non ha interesse a uccidere l’uomo, altrimenti perderebbe la possibilità di replicarsi. Gli conviene invece adattarsi all’ospite e cercare di convivere più o meno pacificamente con lui. Forse qualche compromesso potrebbe già averlo trovato. Se però adesso abbiamo la percezione del suo indebolimento, è soltanto grazie agli effetti del lockdown che ne ha rallentato la circolazione.” Dobbiamo quindi continuare con la prudenza. ma con ottimismo.

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